Lasciando Mbour

All'inizio ti domandi: un anno? Ma ce la farò? Un anno è tanto!

Effettivamente era questo che mi aveva frenata la prima volta che avevo considerato il servizio civile, alla fine del mio Master in Cooperazione e Diritto Internazionale. 

Negli ultimi 8 giorni mi è successo ben 3 volte di aspettare un taxi a bordo strada e ricevere invece un passaggio gratuito da qualcuno che il tassista non lo fa di professione, qualcuno che semplicemente andava nella mia stessa direzione e ha voluto compiere un atto di gentilezza. Perché sulla strada ci si aiuta e il Senegal è fatto di strade, il Senegal quello per così dire, "moderno". Strade statali, asfaltate. E, lungo queste, le case, i municipi, le scuole, le moschee, le parrocchie, le farmacie. E tutto intorno a queste strade niente, secondo lo sguardo di Google Maps; tutto, secondo il cuore di chi la terra la vive e sa che ciò di cui ha bisogno per il proprio corpo e per il proprio spirito si trova in brousse, nella natura incontaminata e non tra quattro mura intonacate o in una boutique in lamiera.

Tra pochi giorni prenderò l'ultimo volo del mio servizio civile, un volo che non prenderei se potessi scegliere, non quel giorno lì. Perché, sì, un anno è tanto! Dopo un anno ti trovi finalmente ad avere amici locali, ad essere perfettamente a tuo agio nella cultura e negli usi del posto, a destreggiarti un po' di più nella lingua locale, a gestire il tempo come una vera senegalese. Tuttavia il contratto parla chiaro ed è giusto così: il Servizio Civile è un periodo di prova, il più importante e fortunato della tua vita. È l'occasione più grande che ti sarà data e come potresti sfruttarla al meglio, se non sapendo che ha una durata limitata, non rinnovabile?

I limiti servono a questo: a imparare come superarli!

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