Se fossi qui, adesso Dormirei tra le tue braccia O forse no Non riuscirei A non baciarti, A non stare sveglia Ad ignorare i movimenti del mio cuore A non estenderli a quelli del corpo
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Ode ai distratti
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Quanti oggetti ho perso nella mia vita Abbandonati in stazioni, sui sedili dei taxi Lasciati in borse di amici, appartamenti altrui Ma paradossalmente è questo perderli Che li ha calcificati per sempre nella mia memoria Che ha regalato loro un posto nel mio cuore Che non sarà mai occupato, invece, Da quelle cose che ho conservato, usato e poi accantonato Con grande naturalezza, Perché è avvenuta in loro una decadenza Che non ha fatto male
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Per me "Africa", la mia esperienza africana, vuol dire probabilmente fare sforzi con facilità. Molte delle prove più dure della mia vita le ho affrontate, senza accorgermene, durante il mio anno di Servizio Civile in Senegal. E mi sono pesate molto meno di altre, più leggere, che mi sono capitate "a casa". Ecco, quando mi manca l'Africa, quando la cerco disperatamente dentro e fuori di me, deve essere questo che manca: la gioia di fare sforzi. La stessa che ritrovo quassù, quando mi butto nei pochi lavori manuali che sono rimasti. È il contatto con la fatica, il sudore, lo sforzo fisico, che mi dà immediatamente quella gioia che mi ricorda l'Africa.
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Se fossi qui, probabilmente, ti bacerei volentieri. Ho conosciuto da vicino l'odore della tua pelle e sapeva di dolce, di quella dolcezza che per lungo tempo è stata la sola cosa che ho visto di te. Ma adesso, purtroppo, alla bocca dello stomaco sento l'amaro della delusione che mi hai procurato, quella stessa che forse mi sta salvando da un'enorme e tenera illusione.